22/01/08

Cose

Ci sono cose che non puoi veramente raccontare. Tipo, cosa sia la realtà.


Penso, e credo di aver raccontato a noia questo concetto, che la realtà sia in fondo un contratto sociale e nulla più. Altrimenti non si spiegherebbe perché tutte le lingue del mondo hanno nel loro vocabolario il termine cosa. I tedeschi, che sono pignoli per natura, addirittura hanno due termini, ding e sache.

Allora penso, in questo mondo che volge verso la polverizzazione sociale, cosa diventa la realtà? Che fine gli facciamo fare? È proprio ironico il fatto che col semplificarsi della comunicazione, con milioni di strumenti a disposizione, il mettersi in relazione divenga qualcosa di quasi impossibile.

Ieri sono tornato da Milano in aereo, ed ho salutato il tizio che si è messo a sedere accanto a me. Statunitense. Abbiamo parlato per tutto il volo. A partire da un semplice "Hi!" In dieci anni che faccio quella tratta mi è capitato, con italiani che non conoscevo, solo con due piloti che tornavano a casa, una ragazza un po' pazzerella ed un tizio che aveva avuto un trapianto delle coronarie (le aveva sintetiche) due mesi prima. Oltre, ovviamente, a tutte le persone che ti diventano amiche giocoforza quando la turbolenza fa brutti scherzi. Anche io la patisco, ovviamente. Non mi faccio mancare mai niente :)

Questo mi fa riflettere.

Non è che mi senta triste per questo, sia ben chiaro. E continuo sempre a parlare, quando ho voglia e quando non mi sento stanco, con le persone, gli amici, i nemici, i semplici conoscenti e gli sconosciuti. C'è sempre qualcosa di speciale in ogni persona, qualcosa che mi incuriosisce. E la sento come una cosa bella.

A presto, e sogni d'oro :)

EdJ

2 commenti:

lemar ha detto...

A me capita sul treno, spessissimo. E se non succede mi dispiace, come se il viaggio fosse inutile. Con gli stranieri chiacchierare è più semplice, si con il miliardo di spagnoli che gira per l'Italia e che trova cosi naturale sentirmi parlare la sua lingua da metterci un po' a credere che sono italiana, sia con inglesi, tedeschi, una simpaticissima signora turca che veniva da Napoli, le ragazze africane che vanno a raccogliere i pomodori nella Terra del Lavoro.

Però anche con gli italiani mi capita, con la stessa frequenza. Addirittura su in treno ho avuto uno strano, divertente colpo di fulmine! ;-)) Quindi non perdo la fiducia negli essere umani, almeno per un po' (e voglio andare anch'io negli Stati Uniti, uff! ;-))

Random J. Blogger ha detto...

Ma non è che non abbia fiducia negli umani, tutt'altro. Queste cose mi dispiacciono. Poi ci ripenso e mi dico, magari gli italiani aereonautici sono un po' più spocchiosi di quelli ferroviari, o forse sono io che non ispiro la chiacchiera.

Mi son pure dimenticato di dire che invece parlo parecchio coi tassisti, ma questa è un'altra storia :)

States? Hai qualche posto in particolare? Credo di si, un giorno mi dirai :)


Buona serata, ciao

EdJ